La SEO è facile. Forse

Tra i meno esperti nel settore (tra presunti guru, informatici sotto casa, tuttologi di Facebook e gente che fa apparentemente più conferenze che consulenze) si è diffusa un’idea abbastanza comune che potremmo riassumere in una semplice frase:

la SEO è facile

Un concetto semplice, questa volta, che non richiede grossi sforzi per essere compreso ma che, alla fine dei conti, si riassume in una serie di to-do che chiunque, apparentemente, potrebbe rispettare:

  • devi scrivere la parola chiave all’inizio del title, o più a sinistra possibile
  • devi scrivere il campo meta description (che pero’ non ti posiziona direttamente)
  • non trovare link nofollow, non servono a niente, trovane solo dofollow
  • lo vedi? ho avuto una keyword density del 3.5%, calcolata da un tool a pagamento affidabile eh, per cui mi sono posizionato bene anche grazie a mio cuggino
  • lavora gratis per siti altrui, pur di avere un link decente per il tuo
  • devi scrivere articoli di almeno 300 parole sennò Google non li considera
  • devi trovare link in ingresso => basta comprarseli
  • fatti pagare in visibilità

Quelle elencate qui sopra sono cazzate affermazioni del tutto arbitrarie, che possono funzionare in casi circoscritti ma nessuno sano di mente, almeno ad oggi, si sognerebbe di affermare che siano regole che funzionano sempre. Eppure nella logica semplicistica di alcuni è proprio così: che ci vuole, basta ripetere questo, scrivere quello, fare post di almeno 600.000 parole, e via delirando.

La verità è che la SEO è difficile, ancora molto più difficile di quanto possiate pensare, e questo per cinque motivi fondamentali:

  1. perchè il successo del vostro sito dipende sempre dal riscontro che daranno le persone: questa è una variabile molto infida che suggerisce, peraltro, come sia anche un fatto di web marketing, di appeal (commerciale ma anche “a pelle”) del sito, di originalità, di verticalità, di soggettiva utilità di quello che offrite nel sito e via dicendo
  2. perchè esiste il traffico di compra-vendita di link, per cui sempre meno blogger e siti saranno disposti a concedervi link anche se “li meritate” (che è diverso dal dire “pensate di meritarli”)
  3. la maggioranza dei SEO compra i link randomicamente o perchè “sente” di doverlo fare, anche perchè non c’è un modo univoco per determinare in anticipo il “valore” effettivo di oguno: questo inquina il web, e si traduce in un traffico web ed in un “successo” del sito che è sempre relativo, soggettivo e difficile spesso da quantificare o prevedere
  4. perchè non ci sono regole fisse per ottimizzare, e questo per lo stesso motivo per cui non esistono veri e propri segreti in questo mestiere (tranne quelli di Pulcinella, of course)
  5. perchè molte persone non hanno ben compreso come funziona il web, (moltissimi non hanno idea del fatto che esiste un mondo oltre Facebook, tanto per dire) e come possano sfruttare a proprio vantaggio certi meccanismi di condivisione (soprattutto quelli impliciti); questo crea un ambiente ideale per la legge del più forte, in cui pochi primeggiano, pochissimi si trovano in prima posizione senza aver fatto nulla e la stragrande maggioranza si sbatte senza futuro e spesso, purtroppo, senza risultati

La principale difficoltà della SEO è soltanto una, almeno per quella fatta seriamente: misurare i risultati. Se non vi è chiaro questo, sarà sempre una cazzata o un giochetto meccanico in cui basta applicare certe regole per “vincere” (?). Rileggete per un attimo il punto 1: fatto? Le persone, appunto: le persone non sono stupide (almeno non in questa particolare accezione). Le persone arrivano al vostro sito, in un modo o nell’altro, ma poi si fanno sempre un parere personale sull’argomento: vi giudicheranno, vi criticheranno, troveranno modi per accogliervi come per evitarvi. Dipende da voi e dal vostro effettivo potenziale, non dai giochi di prestigio che farete sui meta tag. Lo dico in maniera forse brutale ormai da anni, ma per i siti obiettivamente orrendi o carenti dal punto di vista dell’idea (l’85% del web è fatto da scarti, scopiazzature e ricicli: in bocca al lupo, se vi mettete a spammare anche voi) non c’è alcuna speranza. E anche se riuscirete a comprarvi un link con DA/PA 100/100, troverete sempre gli utenti che vi giudicheranno, troveranno difetti nel sito, useranno/diranno ciò che gli conviene e solo in certi casi verranno da voi volentieri a comprare, leggere, commentare e via dicendo.

Nelle consulenze di maggiore successo che ho fatto in questi anni, infatti, il concetto passava per questa semplice idea: sapere dall’inizio come misurare i risultati e come migliorare certe metriche. Cosa è il successo in ambito SEO?, è la domanda. Cosa significa che per te “la SEO (non) funziona” o sta morendo, è morta e via dicendo? Dipende! Per alcuni essere in prima posizione per il proprio nome è il top, per altri sarebbe bello esserlo per una parola chiave della “coda corta” (ad esempio il nome del proprio settore), per altri – un po’ più avveduti – va bene qualsiasi ricerca che sia riconducibile ad una personas interessata a comprare sul nostro sito.

Per me la variante di SEO più valida rimane quest’ultima, ma ovviamente resta un parere soggettivo: di sicuro, comunque, la SEO non è una banalità e chiunque lo pensi dovrebbe scontrarsi con la difficoltà di misurarne il successo.