Qualche tempo fa mi è capitato di leggere una frase che ho anche ritweetato sul mio profilo ufficiale, perchè credo che sia una grande e sottovalutatissima verità. La riporto qui, oggi, perchè mi sembra l’unico punto di partenza possibile per una discussione seria sull’argomento del titolo (che è una cazzata madornale, beninteso, quanto una radicata convinzione nella mente di chi lo pensa).
"Per la SEO, il primo fattore di ranking è da anni considerata la soddisfazione dell’utente. La questione non è tanto la soddisfazione totale dell’utente, che è irraggiungibile, ma il percorso che si intraprende per arrivarci"
Marco Quadrella #SMConnect— SMConnect (@TheSMConnect) December 1, 2017
Il primo fattore di ranking è considerato, secondo questa miratissima definizione, la soddisfazione dell’utente (in english customer satisfaction): cioè quanto il cliente sia felice di essere in prima posizione per una query che vuole lui, che pero’ ha deciso rigorosamente da solo, in libera e beota autonomia, sulla base della propria delicatissima sensibilità, magari parlandone a cena con amici o parenti – e senza considerare l’intento commerciale della ricerca (che è invece fondamentale per garantire un rientro all’investimento).
Al bando, quindi, considerazioni di SEM, di convenienza, di “livello commerciale” di una ricerca (per intenderci: un conto è posizionarsi per come installare joomla!, decisamente un altro è farlo per migliori hosting PHP), per certi clienti non cambia nulla: basta che ci sia traffico, basta che ci sia la gioia di specchiarsi in Google, anche se poi magari quella ricerca la fanno due persone all’anno (il cliente e sua sorella, magari). Basta insomma che quel traffico dia una ragione di vita al sito stesso.
E questo succede per molte ragioni: perchè molti blog SEO scrivono stupidate faziose tanto per darsi un tono, ma anche perchè Adwords ha svenduto / svende da anni traffico a buon mercato (il che fa anche danni, in parte), senza contare che la stragrande maggioranza di siti web vive sulla pubblicità ad impression e click, per cui la sua unica e sola ossessione è produrre traffico. Se poi è traffico con rimbalzo al 90% o al 45% chi se ne importa, sono considerati tecnicismi inutili (ma in realtà, se siete un attimo avveduti, se avete un blog e sperate di farci cliccare qualcuno dovreste capire da soli che sono meglio 100 visite con rimbalzo al 40% che 10,000 con rimbalzo al 90%).
Ecco perchè la SEO è morta: perchè in troppi si ostinano a pensare di averla capita senza averla mai fatta, che è una cosa (se non altro) molto divertente da formulare quanto grottesca. Pensate, ad esempio, se con la stessa facilità uno si convincesse in autonomia di essere un chirurgo, e questo solo per aver visto qualche puntata di Scrubs. Io dico sempre, in questi casi, che molta gente guarda troppa televisione quanto sta troppo su internet assorbendo come una spugna qualsiasi stimolo gli possa arrivare, e dovrebbe farsi un bel bagno di umiltà prima di procedere oltre in qualsiasi attività faccia sul web.
La soddisfazione dell’utente, in sostanza, ha creato per molti verso il mito difficile da smontare (come qualsiasi altra bufala, del resto, dalle scie chimiche al falso allunaggio passando per le diete dimagranti miracolose), cioè che la SEO in definitiva non serva a nulla, se non come vanity metrics dell’utente.
Del resto…
Quella verità – è una verità scomoda sul serio, perchè pone in una situazione potenzialmente imbarazzante qualsiasi consulenza SEO anche grossa che si stia facendo: basta dare il “contentino” che desidera al cliente e siamo tutti felici, giusto? Posizionami per cose che per me hanno senso, così posso specchiarmi nei risultati e chi se ne frega del ROI! Almeno posso vantarmi di qualcosa con gli amici! Allegria!
In fondo purtroppo è anche così, c’è sempre chi fortunamente cercherà di legare la scelta delle keyword ad un contesto commerciale, ma la maggiorparte di noi usa la SEO come vera e propria misura di vanità (ho visto clienti dire che non gli serviva farne, perchè tanto uscivano già su Google come Pizzeria Gigino Mandolino e quindi l’avevano già fatta: contenti loro!).
Non riesco davvero più a sentire questi cumuli di stupidate sull’argomento, e devo ancora una volta (per il bene della mia professione) smantellare i vari stereotipi che le persone si sono costruite da sole in questi anni:
- la SEO non è morta, chi te lo suggerisce probabilmente sta cercando di venderti una ulteriore consulenza, a sua volta, di altro tipo (social media marketing ad esempio, ma anche pseudo web marketing o stupidate varie dai nomi che suonano benissimo); oppure, e non è un caso raro come si potrebbe pensare, non sa quello che dice;
- la customer satisfaction è un fattore di successo delicato da definire ma molto reale, e che può diventare sensato ammesso che, a monte, si siano fatti i corretti discorsi introduttivi sull’argomento.
Per il resto, io non sono un guru e non voglio esserlo: chiedo fiducia in me da parte dei miei clienti, perchè diversamente la consulenza non ha alcun senso. Nessun lavaggio del cervello, fate come vi pare, convincetevi pure di quello che volete: fa parte dell’ecologia del web anche questo, e lo accetteremo pacificamente. Dopo di voi che lascerete perdere dandoci degli imbonitori, ci saranno molti altri anche peggio di voi, in un gioco di ricicli, fandonie riesumate come le bufale degli anni ’90 che periodicamente tornano in voga, e migliaia di cambi di idea che temo dureranno fin quando esisterà il web.
Nulla si crea, in tal senso, e nulla si distrugge (ed un bel corso SEO potete sempre farvelo, anche se siete professionisti navigati). Buon anno a tutti!