Per molti versi le penalizzazioni di Google sono un incubo ricorrente per chiunque si occupi di SEO: significa in qualche che i nostri sforzi non sono stati premiati da Google, e che (al contrario) abbiamo commesso qualche errore operativo o di valutazione per quello che riguarda le attività del nostro sito.
Tipologie di penalizzazioni di Google
Le penalizzazioni di Google possono in genere essere di due tipi:
- penalizzazioni algoritmiche, che in genere possiamo solo dedurre “ad occhio” dai vari tool SEO come SEMRush e SEOZoom;
- penalizzazioni manuali, che invece ci verranno notificate all’interno della Search Console.
La differenza tra le due è sostanziale e non è semplicemente teorica: le penalizzazioni manuali sono state introdotte da un operatore di Google e sono localizzate su un sito web specifico, mentre quelle algoritmiche sono frutto di valutazioni a carattere globale che si riflettono, ad esempio, in una variazione in negativo della quantità di traffico che arriva nel sito. In generale le penalizzazioni algoritmiche sono quelle che si rivelano più ostiche da risolvere; quelle manuali, invece, si risolvono con relativa facilità – se uno sa dove mettere le mani e segue le indicazioni da parte di Google (se Google gliele fornisce).
Le penalità algoritmiche hanno i nomi di vari animali e riflettono casistiche varie: abbiamo avuto Google Penguin, Google Panda, BERT update e via dicendo. Gli aggiornamenti di Google spesso comportano una penalizzazione per tutti i SEO che fanno usualmente attività black hat o comunque borderline, e sono stati descritti nell’articolo sui Google Update.
In alcuni casi segnalati all’inizio del 2011, nel caso di penalità manuali da link Google potrebbe fornire alcuni dettagli relativi a cosa modificare, ad esempio se inserire un rel=sponsored o un rel=nofollow e così via.
#SEO Anyone else get this in a manual action rejection?
(From a client site)First helpful information I have seen in a manual action in over a year when they stopped sending any links with the action/rejection.
Tagging recovery folks.
cc @jennyhalasz @AlanBleiweiss @mhc_inc pic.twitter.com/jfteeIIMVG— Kristine (@schachin on Threads) 🇺🇦 (@schachin) December 31, 2020
Risolvere le penalizzazioni lavorando sui contenuti
Senza entrare ovviamente nel merito dei casi singoli, Google ha da tempo (con un articolo del 2019) fornito delle indicazioni specifiche su come migliorare il posizionamento del tuo sito in caso di Google Update che abbiano avuto un effetto negativo. L’effetto di queste attività in genere si vede solo dopo un po’ tempo, e molte delle indicazioni non sono per forza applicabili a tutti i casi.
L’ottica di approccio al problema dovrebbe sempre essere massimamente elastica per il webmaster, in questi casi: spesso molti siti che non hanno fatto nulla di sbagliato sono stati, semplicemente, surclassati dalla concorrenza. Anche se questa cosa provoca vari scompensi e non è semplice da accettare, bisogna prenderne atto sportivamente e, nel concreto, rivedere la propria strategia, quasi sempre cambiando approccio alle parole chiave da posizionare e sfruttando una maggiore elasticità nell’ottimizzarle.
In molti casi la coda lunga delle keyword è una possibile via di fuga per provare, nel tempo, a recuperare traffico, sfruttando il concetto che se ho perso traffico su “X”, potrei provare a recuperarlo ottimizzandolo per frasi lunghe (long tail) che contengono X. Questo comporta la possibilità di cambiare radicalmente approccio al prorpio sito, e anche di prendersi dei “rischi”: cosa che quasi sempre i proprietari dei siti non sono purtroppo disposti ad accettare, e questo genera dei classici circoli viziosi in cui la penalizzazione rimane, il traffico diminuisce lo stesso e ci si trova in una situazione di sostanziale stallo alla messicana (degno del miglior Quentin Tarantino).
Cosa dobbiamo fare, pertanto, per migliorare il ranking del nostro sito su Google dopo un Google Update che mostra di averci colpito? Quello che deve essere chiaro è che, in qualche modo, è cambiato il criterio di valutazione dei contenuti, che potremmo dover svecchiare e rinnovare di conseguenza. Questo è tipico ad esempio dei siti editoriali (blog, siti di notizie, …), che in genere devono programmarsi delle attività di aggiornamento dei contenuti molto costanti e periodiche: se facciamo una classifica dei migliori 100 film che abbiamo visto nel 2015, è chiaro che nel frattempo – ad oggi – potremmo averne visti altri, potrebbero essere usciti nuovi film ancora più belli, … – e questo naturalmente influenza il ranking.
Migliorare la qualità del sito
Quando non si sa bene cosa fare per migliorare il proprio sito, bisogna ricordare che è sempre possibile migliorarlo: il fatto è che questo miglioramento spesso comporta del lavoro aggiuntivo che è difficile da stimare ed effettuare, e questo porta alle strategie di immobilismo (non cambio nulla perchè ho paura delle conseguenze negative) di cui si parlava poco fa. “Qualità” dei contenuti è un concetto generale, che spesso finisce per essere una supercazzola senza senso: ma questo perchè non si può definire in assoluto e, anzi, è sempre relativa al contesto o, se preferite, alla nicchia di mercato oppure, ancora, a quello che usualmente fanno i competitor nel nostro ambito. Giusto o sbagliato che sia, se li posiziona bene è quello l’esempio “virtuoso” che va tenuto in considerazione e, se non va brutalmente copiato quasi mai, deve essere approcciato in modo costruttivo e migliorato con il massimo impegno.
Nel 2011 Google aveva dato delle indicazioni ufficiali su come ottimizzare i contenuti del proprio sito: e Google stessa ha pubblicato un citatissimo elenco di domande da prendere in considerazione e vagliare in modo critico durante la valutazione di ogni contenuto che ha perso ranking nel nostro sito web.
Il contenuto fornisce informazioni, rapporti, ricerche o analisi originali?
Il contenuto fornisce una descrizione sostanziale, completa o esauriente dell’argomento?
Il contenuto fornisce analisi approfondite o informazioni interessanti oltre l’ovvio?
Se il contenuto attinge ad altre fonti, evita semplicemente di copiare o riscrivere tali fonti e fornisce invece un valore aggiuntivo sostanziale e originalità?
Il titolo e / o il titolo della pagina forniscono un riepilogo descrittivo e utile del contenuto?
Il titolo e / o il titolo della pagina evitano di essere di natura esagerata o scioccante?
È questo il tipo di pagina che vorresti aggiungere ai preferiti, condividere con un amico o consigliare?
Ti aspetteresti di vedere questo contenuto o menzionato da una rivista, un’enciclopedia o un libro stampato?
Le domande vanno intese nel modo giusto: non è che ogni sito debba essere per forza degno di essere pubblicato su una rivista o pubblicato sulla Treccani, ovviamente.
Semmai bisogna individuare i punti che contano davvero rispetto alla nostra nicchia di riferimento, quindi evitare di pubblicare contenuti troppo ovvi e poco utili per l’utente, curare title e meta description di ogni pagina (eventualmente rivedendole) e così via.
Expertise (competenza) trasmessa dal sito
Il contenuto presenta le informazioni in un modo che ti fa desiderare di fidarti di esso, come una chiara provenienza, prove dell’esperienza coinvolta, background sull’autore o sul sito che lo pubblica, ad esempio tramite collegamenti a una pagina dell’autore o all’Informazioni su di un sito pagina?
Se cercassi il sito che produce il contenuto, avresti l’impressione che sia affidabile o ampiamente riconosciuto come un’autorità sul suo argomento?
Questo contenuto è stato scritto da un esperto o un appassionato che in modo dimostrabile conosce bene l’argomento?
Il contenuto è privo di errori fattuali facilmente verificabili?
Ti sentiresti a tuo agio nel fidarti di questo contenuto per questioni relative ai tuoi soldi o alla tua vita?
Questi criteri vanno curati o rivisti, in genere, per i siti di tutorial, ad esempio, mentre possono avere poco senso in altri contesti (ad esempio se state ottimizzando un sito per adulti).
Aspetto presentativo
Il contenuto è privo di ortografia o problemi stilistici?
Il contenuto è stato prodotto bene o sembra sciatto o prodotto in fretta?
I contenuti sono prodotti in serie da o esternalizzati a un gran numero di creatori o sono distribuiti su una vasta rete di siti, in modo che le singole pagine o siti non ricevano la stessa attenzione o cura?
Il contenuto ha una quantità eccessiva di annunci che distraggono o interferiscono con il contenuto principale?
I contenuti vengono visualizzati bene per i dispositivi mobili quando vengono visualizzati su di essi?
Anche qui: ci sono criteri universali da prendere in considerazione (l’usabilità su mobile, ad esempio) e la presenza di errori ortografici che, se da un lato è un possibile indizio di keyword stuffing, non sempre fa la differenza su qualsiasi settore SEO in cui si opera.
Aspetto comparativo
Il contenuto fornisce un valore sostanziale rispetto ad altre pagine nei risultati di ricerca?
Il contenuto sembra servire i veri interessi dei visitatori del sito o sembra esistere esclusivamente da qualcuno che cerca di indovinare cosa potrebbe posizionarsi bene nei motori di ricerca?
Valutazione EAT
EAT è un acronimo che sta per Expertise, Authoritativeness e Trustworthiness ovvero competenza, autorevolezza e affidabilità. Anche qui, non ha senso incaponirsi a cercarne il senso se il sito non permette di applicare i criteri di cui sopra: se ho un sito di ricette, questi tre concetti sono applicabili nella misura in cui, ad esempio, noi pubblichiamo ricette che siano effettive e soprattutto abbiano un buon sapore. Se ho un sito di vendita di prodotti elettronici, l’expertise può avere importanza quasi esclusiva se scrivo delle schede prodotto dettagliate ed utili, ovvero relative alle informazioni tecniche che i miei clienti cercano di solito. Per un sito per adulti, chiaramente, queste tre variabili hanno un significato molto relativo per non dire nullo, almeno nella maggioranza dei casi.
Ci sono molte linee guida che negli anni sono state aggiornate, e molte si ispirano ad algoritmi brevettati che è bene conoscere.