10 inutili discussioni in ambito SEO

Sulla falsariga degli ultimi post, provo a proporvi la lista delle discussioni più inutili che ho sentito fino ad oggi in ambito SEO (di recente, almeno: che se dovessi elencarle tutte non basterebbe un corso o un libro).

La formula del successo

Forse è la più bella delle discussioni inutili, e per questo la riporto per prima: a suo modo possiede un sapore quasi metafisico, che rimanda ad infiniti rimandi ricorsivi e vagamente supercazzola;

sì ma cosa intendi per successo? Sì, dipende! Eh signora mia, ma io non ho alcun segreto. OK, ma la ricetta segreta qual’è? Dai, diccela, abbiamo fretta di tornare a casa!

La ricerca della formula assoluta per il successo, come fare a diventare ricchi, famosi, seduttori, abili affabulatori o spietati markettari, attanaglia da sempre le menti degli ingenui, che resteranno convinti per molto tempo che si tratti di trucchetti, che i consulenti più esperti stiano nascondendo IL SEGRETO FINALE PER FARE I SOLDI CON L’INTERNET SENZA CODICI STRANI E COSE TECNICHE CHE NON SI CAPISCONO.

Balle: qualsiasi discussione su come avere successo andrebbe bandita, come qualsiasi altra che voglia parlare di come ballare di architettura.

In altri termini, se vi state chiedendo come fare ad avere successo col vostro sito, non avete idea di quello che state dicendo, e dovreste forse chiarirvi un po’ le idee sul punto di partenza della vostra attività, studiarci un po’ e poi, in caso, provare a pensarci meglio.

Magari un giorno molti abbandoneranno tutto, travolti dalla loro stessa vanità, o magari si renderanno conto che anche sul web è solo il lavoro mirato ed organizzato che paga.

Il  PA / DA / … è basso!!1!

Una discussione inutile nasce spesso dal valore di PA / DA rilevato per un sito: ovvio che ha la sua importanza, ma non può determinare da solo le nostre strategie, ci vuole sempre un “occhio” clinico che non tutti hanno e che solo l’esperienza affina. Ho conosciuto gente che mi ha bloccato su Facebook per avergli proposto un guest post da un sito a basso PA per 50 euro; secondo loro era caro, e mi sono beccato anche insulti per questo.

Questa stessa gente, paradossalmente (beata ignoranza) non farebbe una grinza se gli proponessi un sito con una qualsiasi metrica altissima, anche se magari gonfiata apposta per speculare sul mercato, perchè purtroppo ancora non è passata l’idea della pertinenza che qualsiasi attività SEO dovrebbe prevedere. Molto meglio rintontirsi, evidentemente e fare discussioni da “The Wolf of Wall Street” su dei numerini, anche se poi scopri (come mi è capitato) che ci sono siti che vendono link con PA 35 che non portano neanche una visita dopo molti mesi. Contenti voi, contenti tutti: per me quelle 50 euro erano anche poche, perchè era un link permanente da sito con attività di link building in corso e traffico reale. Chi invece vende link con PA / DA in bella mostra tende spesso a gonfiare il prezzo, facendoci credere chissà cosa.

In generale, non basatevi solo sulle metriche SEO per acquistare link, ma valutate anche il contesto ed una piccola domanda fatevela: come mai nelle trattative di vendita link quasi nessuno espone mai i dati Google Analytics con gli accessi al sito?

Comprare link è il male

Questa mitologia nasce da considerazioni suggerite da Google: non bisogna comprare link per gonfiarsi da soli il ranking del sito, scrivono. In realtà se il vostro sito è di qualità (ed è un pre-requisito fondamentale) comprare link per sbaragliare la concorrenza è non solo importante, ma anche (purtroppo o per fortuna) necessario. Ovviamente l’eccesso sarà punito, ma l’attività di link building è di per sè rischiosa quindi fate pace con questo concetto una volta per sempre.

Mandare lo stesso comunicato stampa a 999 siti diversi è fare SEO

Molte agenzie mandano comunicati stampa in copia-incolla e pensano che basti infilare un link al proprio sito nel testo per fare SEO: in realtà le anchor text andrebbero differenziate, perchè siano davvero efficaci, e comunque il testo ricopiato più volte pone un problema di duplicati potenzialmente penalizzante.

Siccome chi fa queste attività è spesso uno stagista sprovveduto, o una persona con poche o nessuna competenza in ambito SEO, la frittata è fatta. Non è link building efficace, questa tecnica.

Le penalizzazioni sono tutte uguali

In realtà si parla di penalizzazioni a sproposito, molto spesso: non esistono penalizzazioni rilevabili con certezza, se non quelle notificate da Google (link in ingresso, link in uscita, sito affetto da malware e così via). Panda, Penguin e compagnia, invece, sono penalizzazioni algoritmiche che possono essere rilevate mediante appositi tool (quasi sempre a pagamento) ma sono e restano comunque stime con una certa probabilità di errore (non sappiamo nulla sui criteri usati per rilevarle, per cui per me la probabilità che sbaglino è mediamente alta). Attenzione quindi alle penalità, e ricordatevi un semplice concetto: il fatto che pensiate di meritare la prima pagina, o che siate state fino ad oggi in prima pagina, non significa che ci possiate rimanere per sempre o solo perchè siete convinti di meritarlo.

La link building non va bene

Specialmente dopo aver visto un preventivo, si tende a discutere a vuoto o polemizzare sul prezzo, quando invece la link building è un’attività costosa per sua natura: è come un’attività editoriale per avvantaggiare il vostro sito sfruttando i meccanismi di “visibilità” insiti nel web. Per cui pagatela come si deve senza troppe storie: i vantaggi si vedranno col tempo.

Chiedere pubblicità ad altri siti

Altra discussione inutile che non porta alcun valore aggiunto: se andate da un vostro concorrente e chiedete loro “pubblicità” per il vostro sito (ovvero link), otterrete due risposte possibili, quasi sempre:

  1. sarete mandati a quel paese;
  2. vi chiederanno una cifra spropositata per quel link.

La strategia, ancora una volta, è sbagliata: l’idea stessa di chiedere pubblicità al vostro sito è sballata. Il web è un luogo di scambio tra siti “pari”, più che altro, per cui è molto meglio orientare la ricerca su siti piccoli che non hanno il vostro stesso modello di business: se vi rivolgete a chi fa le stesse cose, otterrete solo pernacchie come risposte.

Pensare che la SEO garantisca la prima posizione

Le garanzie non sono incluse in nessuna attività di marketing: il più delle volte quello che facciamo equivale ad un catalizzatore, cioè un qualcosa in grado di potenziare ed accelerare l’esistente. Se avete un modello di business solido, la SEO andrà a nozze, ma se il vostro sito ha carenze di altro genere, non sa vendere, si presenta male o possiede rimbalzo inadeguato allo scopo delle pagine, sarà tutto più complicato. prima di dire a casaccio che la SEO è morta (la SEO è immortale, non preoccupatevi troppo), tuttavia, fatevi un bell’esame di coscienza per capire se il feeling del vostro sito è adeguato al tipo di pubblico: sia come contenuti (sono originali? no? meglio scriverne di originali) che come grafica (è usabile? si vede bene su qualsiasi dispositivo?).

Contare il numero di backlink acquisiti

Un’altra tipica ossessione da principianti: quanti backlink ci vogliono per potenziare il vostro sito? In genere meglio pochi ma buoni, secondo la mia esperienza. Ma ci sono profili di link che potrebbero tranquillamente smentire questa cosa. In genere più ne avete meglio è, ma è anche opportuno garantire un livello minimo di qualità alle attività, sennò è inutile.

Farsi prendere a male per i link nofollow

Altra tipica discussione inutile: i link nofollow, come disse un mio ex cliente romano, “nun servono a gnente“. In realtà, come provai a spiegare all’illustre erede artistico di Proietti, qualsiasi profilo di link efficace, anche per non sembrare “dopato” dall’ossessione di falsificare i ranking, deve avere sia link nofollow che dofollow, e nulla esclude che non si possa fare link building efficace anche con link nofollow, specie se portano molto traffico su quel link. Chiaro che la priorità devono essere i link ordinari senza nofollow, perchè comunque la maggioranza dei profili di link funzionanti lato SEO mostra questa tendenza, ma è solo una tendenza e le statistiche, spesso, ingannano anche i più esperti. Meglio un link nofollow di qualità che un dofollow scadente, dico sempre (so che molti colleghi stimati non sono d’accordo su questo, ma sarebbe bello se ne facessero una ragione 🙂 ).

Il lavoro distribuito nel tempo, in questi casi, è l’unico parametro valido che possa dare una risposta.

Foto di Gerd Altmann da Pixabay